“Due pezzi di puzzle. Fatti l’uno per l’altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell’istante, li aveva finalmente ritrovati”. Il racconto del nostro aperitivo con gli sposi non poteva che aprirsi con questa citazione dal libro “Oceano mare” di Alessandro Baricco. Abbiamo incontrato Antonietta e Thomas, una coppia che ha scelto proprio il puzzle come simbolo delle loro nozze. 

I loro dieci anni (“e tre mesi”, ci tiene a sottolineare lui) vissuti insieme rappresentano l’incontro tra due anime diverse, ma uguali. Proprio come due tessere che si uniscono per formare qualcosa che diversamente non potrebbe esistere. Ecco il racconto della nostra bellissima chiacchierata.

Thomas, ci racconti la proposta di matrimonio?

“La proposta è arrivata il giorno di Natale, era una cosa voluta”, ricorda Thomas, che aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, dalla musica in sottofondo alla dedica davanti al presepe, nell’intimità della loro casa. Era il 2017 e le nozze sarebbero poi state celebrate l’anno seguente.

Come per tante altre coppie, è partita subito la ricerca della data perfetta, che inizialmente avrebbero voluto fosse in settimana. Poi, però, come ci spiega Antonietta, hanno scelto di non attendere oltre. “È inutile aspettare. Hai deciso di sposarmi? Sì: che lo fai adesso o tra un anno, non cambia. Meglio farlo adesso.”

Antonietta, come ci hai conosciuto? Perché hai scelto proprio Sposae per vestire il tuo giorno speciale?

“Cercavo un negozio con outlet. Sono venuta prima qui, con un’idea di abito… poi sono andata nell’altro atelier e ho provato una marea di abiti… Ho avuto la possibilità di capire che volevo un abito ampio.”

Al secondo appuntamento nell’atelier Sposae di Lissone è scattato il colpo di fulmine per il suo abito da sposa. “Non aveva la coda, non era tutto tulle, aveva i nastri dietro… Inizialmente non volevo il velo, poi ne ho trovato uno in organza… ed è vero, completa l’abito”.

Nel corso del tempo Antonietta è diventata una testimonial reale di Sposae, oltre che partecipante di Miss Sposae 2018: è tra le nostre clienti più affezionate, ci segue con passione sui social media e ci ricorda che facciamo questo lavoro anche per creare legami che durano nel tempo.

C’è stato qualche contrattempo prima delle nozze?

“Una settimana prima del matrimonio ho rotto un dito del piede”, ricorda Antonietta. “Una parte delle mie amiche mi aveva portato in piscina a Concorezzo… Sono andata sul gommone e ho sbattuto il piede contro il bordo della vasca”. Tutto si è risolto, grazie anche a un cambio di scarpe, e il piccolo incidente non ha di certo fermato i festeggiamenti e i balli.

Ci raccontate come è andata la vostra giornata speciale?

“Per tradizione lei è rimasta in casa dove abitiamo adesso e io sono tornato dai miei”, inizia Thomas, ricordando il 14 luglio del 2018, data delle loro nozze, fissate per le 16.

Per Antonietta è iniziato con il trucco e il parrucco di rito, seguito dalla “vestizione”, tutto all’insegna di una calma assoluta. “Sono stata tranquilla tutto il giorno, tanto che nessuno pensava che stessi per sposarmi”. Poi, quanto è arrivata in macchina nella sala del comune, qualcosa è successo dentro di lei e le emozioni hanno iniziato a scorrere come le sue lacrime. “Alle 4 ero lì, ma non riuscivo a entrare perché singhiozzavo”.

E l’emozione è stata ancora più intensa una volta dentro, nella sala comunale di Cinisello Balsamo, quando ha visto i circa cinquanta invitati, la maggior parte amici. “Noi volevamo un matrimonio piccolo, erano tutte persone che volevamo vicine a noi”. La cerimonia civile, molto sentita, è stata personalizzata grazie al rito con la luce e allo scambio delle promesse.

Avete usato qualche canzone particolare per la cerimonia?

“Sì, sono entrata con ‘Eccoti’ di Max Pezzali”, ci dice Antonietta, che spiega anche perché la scelta fosse davvero pensata per simbolizzare la loro storia. “Ci siamo incontrati tardi, io avevo 29 e lui 36 anni… ci siamo aspettati”.

Avete fatto le classiche foto a due, dopo il rito?

“Non abbiamo fatto le foto perché lei è allergica alle punture di insetto”, ricorda Thomas. “La sfortuna ha voluto che quando il fotografo ci ha detto di andare sul prato, mettendo la gamba lei ha preso una vespa o altro ed è stata punta sulla coscia”.

Crema al cortisone e solo foto di gruppo, quindi, ma è stato un bene così, anche perché Antonietta lo aveva detto fin da subito al fotografo, quello che contava era passare il tempo con le persone a cui vuole bene.“Io non voglio stare un’ora o due ore lontana dai miei invitati”.

Come è andata la festa?

“Abbiamo fatto l’aperitivo dentro perché pioveva”, continua Thomas, ma la pioggia non ha spento l’entusiasmo. Tutto si è svolto al Pianura Inn a Busnago, dove ora tornano sempre per le loro occasioni speciali. La cena è stata perfetta, anche perché il proprietario della location ha saputo interpretare le loro necessità. “Quando ci ha chiesto che tipo di festa volevamo, con i nostri amici, lui ha capito”. 

Che musica avete scelto?

“Abbiamo fatto l’entrata in location con in sottofondo i Kiss, ‘I was made for loving you’”, risponde Antonietta. “Poi ‘Due innamorati come noi’ della Pausini per il ballo degli sposi, a cui hanno partecipato tutti in cerchio”.

Qual era il tema del matrimonio?

“Il tema era il puzzle”, ci dice lei. E tutto è nato da una conversazione con il marito. “Guarda come si incastrano bene le nostre dita, come se fossero pezzi di un puzzle”, gli aveva detto tempo prima. E da lì la scelta per le nozze.

“E le frecce tricolore perché sono la nostra passione”, aggiunge Thomas e gli fa eco Antonietta. “Il loro motto è ‘la tua squadra che vola’. Siccome avevamo un legame molto forte con i nostri invitati… per il tableau e i segnatavoli abbiamo usato le frecce tricolori”.

Il simbolo del puzzle è stato usato per le bomboniere, i segnaposto e il top cake, mentre le frecce per il tableau mariage.

Un consiglio per i futuri sposi?

“Puntare sul divertimento e non pensarci troppo: tanto per quanto lo calcoli, qualche cosa ti va storto e se ti va storto ti rovini la giornata”, dice Thomas, senza esitazioni.

“Bisogna crederci al matrimonio. Non ci si deve sposare perché si sta insieme da tanto… Non bisogna sposarsi perché è bello come cerimonia e ricevimento. Ci si deve sposare perché, come diciamo noi, vogliamo restare”, aggiunge Antonietta. “E pensare anche agli invitati”.

Da quel momento è iniziato un nuovo viaggio a due, fatto soprattutto di tanta attenzione e cura verso l’altra persona. Perché è la quotidianità a rendere tutto più vero: sono i piccoli gesti a diventare “quell’elastico che comunque tiene uniti”.

Grazie ad Antonietta e Thomas per essere passati a trovarci per il nostro aperitivo con gli sposi e per averci voluto rendere partecipi delle loro nozze. Un abbraccio da tutto lo staff di Sposae!