Quando si parla di matrimonio, è quasi naturale pensare subito al vestito da sposa, uno dei classici simboli nuziali che nel tempo ha cambiato forma e colori. Tuttavia, anche le curiosità sull’abito da sposo sono tante e molto interessanti.

L’evoluzione del completo da sposo maschile non è documentata come quella dalla controparte femminile. Ci sono però alcune date che hanno dettato lo stile come tutti oggi lo conosciamo. Leggete nel nostro articolo come sono cambiati i gusti nel tempo...

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Curiosità sull’abito da sposo: lo stile europeo

Per il nostro Paese, l’immaginario legato alle nozze si è chiaramente plasmato nel corso dei secoli e all’interno di tutto il nostro continente. Facendo un lungo volo all’indietro nel tempo, sappiamo ad esempio che nell’Antica Roma l’abito nuziale maschile era una lunga veste. La tunica talare, decorata con motivi ornamentali secondo l’importanza della persona e della sua famiglia, spesso era accompagnata dalla toga. Ai piedi, invece, si indossavano semplici sandali o stivaletti in pelle alti fino al polpaccio.

Con il passare del tempo, la discriminante è sempre stata la ricchezza dello sposo. Una curiosità sull’abito da sposo che non tutti conoscono è che, dal Medioevo in poi, nelle classi più agiate il look maschile era colorato e stravagante tanto quanto quello femminile. Chi poteva permettersi un abito, e in particolare nobili e regnanti, cercava di ostentare la propria ricchezza. 

Non c’era uno stile unico, ma sicuramente si privilegiano i colori vivaci e i tessuti preziosi, come sete e velluto, accompagnate da decorazioni in perle, oro, gemme e pelliccia. I pantaloni erano corti e si abbinavano calze, calzamaglie e scarpini con tacco. Ovviamente non tutti potevano permetterselo: la maggior parte delle persone si vestiva in modo molto semplice, indossando gli abiti di tutti i giorni.

L’Ottocento, l’anno del cambiamento

Il secondo del vero cambiamento nei gusti fu l’Ottocento. E, in particolare, fu un evento a cambiare la moda nuziale: il matrimonio tra il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha e la regina Vittoria, nel 1840. Il matrimonio del secolo, come fu poi ribattezzato, suscitò un clamore mediatico talmente forte da mutare per sempre le usanze in fatto di abito da sposa e da sposa.

Se è cosa ben nota il fatto che la regina inglese fu la prima a indossare un abito bianco, influenzando la scelta dello stesso colore in tutto l’Occidente, si conoscono meno i dettagli legati al suo consorte. Il principe Alberto indossò un tight d’ispirazione militaresca, da giorno e con la coda, più semplice nelle linee rispetto a quello di chi l’aveva preceduto. Fun fact: la coppia fu anche la prima ad avere versioni in miniatura di sé stessi sopra la torta nuziale.

Da quel momento in poi, gli abiti appariscenti furono messi da parte, in favore di stili più essenziali. In pratica, rappresentò una vera rivoluzione rispetto allo sfarzo dei secoli precedenti. Il tight monopetto con un bottone, accompagnato da pantaloni a righe, gilet e cravatta, spesso completati da cilindro e paio di guanti, divenne un leitmotiv nelle cerimonie.

Il Novecento: ecco lo smoking

Oltre alla “normalità” lanciata dall’abito da giorno meno ingessato del principe Alberto, presto venne introdotta una novità: lo smoking. Diffuso nei primi decenni del Novecento, veniva indossato in Europa come abito formale e serale in contesti ricercati. Molto elegante, ma comunque essenziale nella sua silhouette, divenne rapidamente una sorta di “divisa ufficiale” da sposo.

Decennio dopo decennio, seguitò il processo di ammodernamento dell’abito da sposo da giorno (semplice, mezzo tight o tight) e dello smoking. Furono introdotte nuove forme, tagli e colori, talvolta anche irriverenti: ad esempio, non possiamo non citare i pantaloni a zampa d’elefante di gran moda negli anni ’70 insieme alle giacche con bavero largo oppure le silhouette oversize e il doppiopetto degli anni ’80.

Dopo il minimalismo degli anni ’90, la libertà è massima: ogni sposo può vestirsi come preferisce, secondo la sua personalità e il suo gusto.

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